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Trento, 2 gennaio 2004
GRAZIA A SOFRI, CIAMPI SPINGE LA LEGGE BOATO
Euforico il presidente del gruppo misto. Il provvedimento ora appare più vicino
dal Trentino di venerdì 2 gennaio 2004

Marco Boato "rischia" di entrare nei libri di storia della Repubblica se, come pare, la sua proposta di legge per ripristinare il potere di Grazia al solo presidente della Repubblica dovesse godere di un iter accelerato in aula e di una condivisione ampia. Una legge che consentirebbe a Ciampi di esprimersi su Sofri e che lo stesso presidente della Repubblica ha caldeggiato al presidente della Camera Casini nelle ultime ore. Il presidente del gruppo misto alla Camera qui anticipa come andrà.

Onorevole Boato nelle ultime ore la sua proposta di legge si è guadagnata la condivisione ai livelli più alti dello Stato. Il presidente della Repubblica è intervenuto su quello della Camera.
«Beh, Ciampi ha assunto un'iniziativa che forse non ha precedenti nella storia parlamentare e che fa capire quanto il presidente della Repubblica abbia seguito questa vicenda nell'ultimo anno e mezzo. Ha scelto di non aprire un conflitto di poteri, conflitto che si sarebbe certamente aperto con il Guardasigilli Castelli di fronte ad un suo decreto autonomo, ma anche di non rimanere inerte e passivo di fronte a questo impasse istituzionale e costituzionale. Ciampi, lo è per certo, (e questo vale anche per gli uffici giuridici della presidenza) considera la soluzione prospettata in quella legge come la strada maestra per ripristinare in generale il potere presidenziale».

Vuol ricordare le ultime mosse del Quirinale? Davvero impensabili appena pochi giorni fa.
«Ciampi ha scelto la via parlamentare e lo ha fatto in modo attivo, telefonando al presidente della Camera Casini che si trovava in Francia chiedendogli informazioni sull'iter della proposta di legge che porta il mio nome. Casini conosceva bene la vicenda perché gliene avevo parlato io nell'ultima riunione dei capigruppo prima della pausa natalizi, il 18 dicembre. Da presidente del gruppo misto avevo chiesto di inserire quella proposta di legge nei lavori della Camera. E Casini aveva accolto la mia richiesta, nonostante le resistenze del capogruppo di Forza Italia Elio Vito, e l'aveva calendarizzata per l'aula per la quarta settimana di febbraio».

L'intervento di Ciampi pare aver davvero cambiato i tempi della discussione.
«La sollecitazione veniva dal presidente della Repubblica. Casini ha convocato un'apposita conferenza dei capigruppo per il 5 gennaio, alle 13 per essere precisi. Il tutto per investire l'aula della sollecitazione che invita ad esaminare rapidamente la proposta di legge che porta il mio nome».

Chi la contesta dice che sia fatta su misura per fare uscire dal carcere Adriano Sofri. Insomma una legge ad personam.
«La mia relazione alla legge, un po' ironicamente, comincia proprio così: "Questa è una legge ad personam, anzi ad Ufficium. Riguarda la persona, anzi l'Ufficio del presidente della Repubblica". La conseguenza della mia legge sarebbe che il presidente della Repubblica sarà finalmente libero di decidere a riguardo, auspicabilmente. Ma è una proposta (e su questo il leghista Calderoli dice una sciocchezza grande come un grattacielo) di attuazione costituzionale e non di riforma costituzionale. Di attuazione, perché le prassi di questi decenni e le norme ordinarie in vigore, finiscono per espropriare il presidente della Repubblica di un potere che gli è già riconosciuto. Ora la prassi è che sia il ministro della giustizia a decidere sulla grazia. Proprio Castelli, domenica scorsa, mi ha telefonato domenica mentre tornavo dalla Germania: il ministro mi ha confermato la sua contrarietà alla grazia a Sofri e, pure, che non controfirmerebbe nemmeno se Ciampi decidesse autonomamente».

Dove sta il lato positivo, dunque?
«Castelli mi ha pure detto di essere favorevole al testo della mia legge. Lo ha scritto poi sulla Padania e lo ha detto poi ribadito la posizione della Lega (che comunque non è compatta su questo) lo stesso Umberto Bossi su Repubblica».

Onorevole Boato la sua battaglia a favore di Sofri ha comunque radici lontane. E da molto che non vi vedete?
«Sono stato a trovarlo in carcere il 22 novembre e poi sono tornato a Pisa il 22 dicembre con Loris Lombardini e con Cleto Munari, il designer. Ci teneva molto a conoscerlo: da anni puntualmente Munari dedica ad Adriano una delle sue agende».

osa dice Sofri di questa sua iniziativa per fargli ottenere la grazia?
«Guardi, io vado spesso a Pisa a trovare Adriano ma non parliamo mai di questa cosa. E un argomento tabù. Parliamo di politica, del mondo. Della Cecenia, della Bosnia, dell'Iraq. Ma non della grazia. Molti, troppi si esprimono a sproposito su di lui».

A chi si riferisce Boato?
«L'ultima uscita è del ministro Giovanardi, da sempre ostile a qualunque ipotesi di grazia per Sofri e per giunta chiamato ad occuparsi di tutt'altro. Peccato che ora Giovanardi usi argomenti che starebbero bene nella bocca del procuratore sovietico dei processi staliniani degli anni Trenta, Vishinskij. Non solo Sofri ha accettato "socraticamente" una condanna che ritiene assolutamente ingiusta, al ministro pretenderebbe Sofri riconoscesse la giustezza della condanna e, magari, anche responsabilità che ha sempre ripetuto di non avere. Questa è la logica dei processi staliniani nella Russia sovietica, ripeto».

 

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